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Le franco-algérien Farid Bédjaoui acquitté dans l'affaire Sonatrach-Saipem

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  • Le franco-algérien Farid Bédjaoui acquitté dans l'affaire Sonatrach-Saipem

    MILANO 15 Gennaio 2020: La Corte d’Appello di Milano ha ribaltato la sentenza di primo grado: non fu pagata alcuna tangente. Confermato, inoltre, il proscioglimento già avvenuto in primo grado della società petrolifera e dell’ex ad, ed attuale presidente del Milan, Paolo Scaroni

    La tangente da 197 milioni in Algeria non è mai esistita per la Corte d’appello di Milano che, ribaltando il verdetto di primo grado, assolve non solo gli imputati già assolti in Tribunale nel 2018 (Eni e il suo ex n.1 Paolo Scaroni), ma anche quelli che erano stati condannati in primo grado per quella corruzione internazionale che ora i giudici Ondei/Boselli-Veronelli nella formula “il fatto non sussiste” escludono con il richiamo al secondo comma sulla prova insufficiente o contraddittoria.

    Per Saipem, difesa dai professori Angelo Giarda e Paola Severino, la sentenza vale peraltro anche la revoca della confisca di 197 milioni come prezzo dell’ipotizzata corruzione ora esclusa. Ed esulta anche il mediatore franco-algerino Farid Bedjaoui, al quale vengono revocati sia la confisca come profitto di reato dei suoi 165 milioni sotto sequestro da anni su conti esteri di mezzo mondo, sia il mandato di cattura internazionale che ne inseguiva la latitanza.

    Non è rimasto in piedi nulla, dunque, dell’ipotesi accusatoria del pool dell’aggiunto Fabio De Pasquale che a Saipem, società di ingegneristica quotata in Borsa che ha Eni come primo azionista al 30%, contestava di aver tra il 2008 e l’inizio 2011 corrotto politici algerini dietro lo schermo di una intermediazione commerciale di 197 milioni versati alla società di Hong Kong di (finte) consulenze «Pearl Partners Limited» di Farid Bedjaoui.



    Repubblica
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